Astensione dall'Europa
Astensione:sostantivo femminile, rinuncia consapevole e motivata, che risponde cioè ad una precisa scelta di ordine spirituale o pratico da parte del soggetto: a. dalla carne, dal vino; a. dal fumo, dall'alcol; a. dal voto, a. dalla politica. (Da Oxford languages).
Nell recenti elezioni europee in Italia ha votato solo un elettore su due con una percentuale del 49, 69% Si tratta di un record negativo di livello assoluto. In Calabria appena il 40, 28%. In quest’occasione, per la prima volta, una legge consentiva di far votare i c.d. giovani fuorisede per motivi di studio. Di essi solo 23 mila su 591 mila fuorisede ovvero il 4% hanno potuto votare. Esclusi, inspiegabilmente dalla sperimentazione i tantissimi giovani fuori sede per motivi di lavoro. Ma è anche vero che la politica non parla più alla gente comune, alle persone che ogni mattina vanno a lavorare, ai disoccupati di lunga data, alle famiglie con figli, ai padri separati, alle donne vittime di stalking. Alla gran parte di questi cittadini- elettori poco importa di slogan e accuse reciproche, di polemiche continue, di leggi elettorali da cambiare. I padri fondatori dell’Europa ( Adenauer, De Gasperi, Schumann , Spinelli ecc.) sognavano un continente aperto all’accoglienza, fautore di una democrazia realmente rappresentativa, che intendeva la diversità come ricchezza. Le radici greche della democrazia, la creazione della base del diritto a opera degli antichi romani, il contributo degli ordini monastici come quello di San Benedetto, vero patrono d’Europa, che creò comunità guidate dalla sua Regola (stessa radice di reggere), sintetizzata in: ora et labora, «prega e lavora». Scrive D’Avenia sul Corriere della Sera del 10/6/2024 che grazie a questi due inseparabili imperativi, i monaci e i laici delle terre limitrofe formavano una comunità in cui non importava essere liberi o schiavi, nobili o contadini, dotti o ignoranti, romani o barbari: tutti, dentro e fuori dal monastero, collaboravano. Quest’arte di vivere armonizzava spirito e corpo, eterno e tempo, natura e lavoro, tradizione e invenzione, singolo e comunità come mostrano i capolavori vivi della tradizione benedettina: impianti cittadini che oggi ammiriamo nella sintesi virtuosa tra abitato e campagna, viticultura e apicultura, arte medica e officinale con le piante, agricoltura di terreni difficili, un sistema embrionale di depositi e prestiti, gli scriptoria per copiare e meditare i testi antichi, l’istruzione dei bambini, l’architettura delle abbazie, riti quotidiani conservati in parole come colazione, pietanza, pranzo... L’Europa diventa, come dice il grande sociologo Léo Moulin in La vita quotidiana secondo San Benedetto: ”Una rete di fattorie modello, di centri di allevamento, di focolai di cultura, di fervore spirituale, di arte di vivere, di volontà di azione, in una parola, di civiltà ad alto livello che emerge dai flutti tumultuosi della barbarie. San Benedetto è senza dubbio il padre d’Europa».
Oltre la moneta unica occorre anche una politica estera comune , una difesa comune, pari dignità di diritti, regolamentazione chiara della finanza con leggi fiscali comuni che non consentano scorciatoie alle multinazionali, una maggiore unione tra le chiese cattolica, protestante e ortodossa per un’ Europa che vada dall’Atlantico agli Urali come diceva Giovanni Paolo II. Soprattutto, bisogna coltivare il valore della pace. Oggi la guerra è tornata in Europa, l’industria degli armamenti prospera, la finanza la fa da padrona, lo stato sociale è in crisi, la denatalità è un problema. Anche a Bruxelles bisogna ritrovare un lingua comune e “parlarsi”, ritrovare l’anima e il senso dell’appartenenza alle comuni radici culturali e spirituali.