Da Charkiv (Ucraina) a Mosorrofa

Anche a Mosorrofa sono giunti rifugiati dall’ Ucraina e precisamente sette persone di cui tre adulti e quattro minori. La parrocchia , la Caritas, l’Azione Cattolica , l’associazione Attivamente e tante altre  persone si sono prodigate quasi subito a  dare loro ogni tipo di sostegno come si evince anche dal  progetto  parrocchiale “Pro Ucraina”  che viene illustrato nei dettagli in altre parti del giornale.

Abbiamo raccolto la loro storia grazie a Nataliya, ucraina,  che vive qui in paese da molti anni felicemente sposata con due figli. La madre di una di queste donne (di Viktoria, 32 anni)   ha casa a Strapunti e sta ospitando lei e la figlia Arina di 11 anni. Ospiti della madre di Viktoria sono anche le due sorelle, amiche di Viktoria, Tatiana (36 anni) con la figlia Miroslava (13 anni) e Elena (33 anni) con i figli Vladislava (11 anni) e Aleksandr (3 anni). Sono tutte di Kirovograd (centro dell’ Ucraina).

Vladislava la figlia di Elena,  il 23 febbraio aveva fatto un 'intervento chirurgico al  braccio già programmato  da tempo nell’ospedale di Charkiv la seconda città più popolata dell’ Ucraina, posta vicinissima alla frontiera con la Russia, una di quelle città che sono state attaccate per prime ed hanno subito più danni dall'inizio della guerra  cominciata il  giorno dopo, il 24. Elena senza pensarci due volte ha preso i figli ed è partita da casa sua. La bambina si era appena ripresa dall'anestesia. Le tre donne, con i figli, si sono dirette in Italia dalla madre di Viktoria.  Hanno raggiunto la Calabria dopo alcuni giorni in viaggio , cambiando spesso i mezzi di trasporto (gli aeroporti dell'Ucraina erano stati bombardati già dal  primo giorno). Hanno fatto appena in tempo a uscire da Charchiv,  città che abbiamo imparato a conoscere dalla Tv ,  tristemente nota per i continui bombardamenti  dei russi. Elena ha anche  raccontato che nell’ospedale dove è stata ricoverata la figlia , sono rimasti tanti bambini, tra cui una  appena operata alle gambe. All’inizio, racconta Elena, si poteva uscire solo con i corridoi umanitari della Croce rossa, ma molti bambini, a causa delle  precarie condizioni di salute, non potevano spostarsi.

Sofferenze di ogni genere e tanta paura non hanno scalfito in loro la fiducia e la speranza di un futuro migliore. Un futuro di PACE!  Al più presto! Da raggiungere con tutti i mezzi possibili.  E’ quello che auguriamo a queste donne e ai loro figli, provati come i loro connazionali dalla follia della guerra nel cuore dell’Europa. PACE! E’ quella di cui necessitano anche milioni di persone che soffrono per le atrocità della guerre “dimenticate” dai mezzi d’informazione: nello Yemen, in Siria, in Libia e in tante altre parti del mondo. Termino queste righe con delle riflessioni di Papa Francesco:

Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri. Col dolore nel cuore unisco la mia voce a quella della gente comune, che implora la fine della guerra. In nome di Dio, si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi! Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri. In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!

Vorrei ancora una volta esortare all’accoglienza dei tanti rifugiati, nei quali è presente Cristo, e ringraziare per la grande rete di solidarietà che si è formata. Chiedo a tutte le comunità diocesane e religiose di aumentare i momenti di preghiera per la pace. Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra, e chi appoggia la violenza ne profana il nome. Ora preghiamo in silenzio per chi soffre e perché Dio converta i cuori a una ferma volontà di pace.

Foto bandiera ucraina a Mosorrofa