"E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla!" (Gv 6,63)
In queste ultime Domeniche del mese di Agosto, la liturgia ci ha offerto il vangelo di Giovanni col discorso di Gesù sul pane di vita, che segue al miracolo della moltiplicazione dei pani.
Gesù si rivolge ai suoi discepoli perchè vuole condurre i suoi ascoltatori a prestare attenzione al significato che sta dietro al suo operato (per questo Giovanni i miracoli li definisce segni) e far volgere la loro attenzione alla sua persona, perché abbiano fede e riconoscano che il Padre lo ha mandato, offrendolo come pane che discende dal cielo, perché chi mangia di questo pane abbia la vita eterna.
Nello stesso capitolo Giovanni riferisce che molti sono quelli che seguono Gesù e lo ascoltano ma non hanno fede e aggiunge ciò che Gesù stesso dice: “solo a coloro che il Padre attrae è concesso di andare a Gesù”.
Chi sono quelli che il Padre attrae? Sono proprio quelli che si rendono disponibili a cogliere nelle parole di Gesù e nei segni che compie, il mistero nascosto e profondo, che può essere duro perché non è di questo mondo e può risultare incomprensibile perché estraneo ai nostri palati, abituati a quei sapori che danno gusto immediato e sono lì, a portata di mano, e non richiedono fatica. E’ proprio così che ci si avvicina a Gesù, percependo un certo gusto che appare gradito e ci si muove alla sua ricerca, per farlo re dei propri gusti. Ma Egli fugge via, come uno che ne ha disgusto, Lui che ha come unico nutrimento e gusto solo quello che piace al Padre.
Ecco perché solo chi è attratto dal Padre segue veramente Gesù, perché in Gesù ne gusta lo stesso sapore, e gustando vede e percepisce come è buono il Signore e che tipo di bontà è la sua; ne riconosce la grandezza e la ricchezza e ne assapora tutta la bellezza come di vita eterna.
Dice ancora Gesù: “E’ lo spirito che da la vita, la carne non giova a nulla!”
Ricordiamo a questo proposito il colloquio tra Gesù e Nicodemo quando questi andò da Lui di notte e facendo fatica a comprendere Gesù che gli parlava di rinascere, gli chiese: “come può un uomo rinascere quando è vecchio? ”
Ma Gesù parla di una rinascita dall'alto, la sola per poter vedere il regno di Dio. Nicodemo, invece, è ancora fermo alla visione carnale, proprio come quei discepoli di cui sopra, e così si sente dire da Gesù: “quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito”.
Gesù ribadisce che è lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla. Il rischio, infatti, è quello di seguire Gesù per motivi che possiamo dire “carnali”: “mi cercate perché vi siete saziati di quei pani”, cioè per interessi effimeri e per il gusto di un cibo che perisce.
Il più delle volte si pretende che Dio risolva quei problemi che non riusciamo a risolvere e ci liberi dalle difficoltà, perché non abbiamo a faticare e a sopportarne il peso. Spesso è con questo scopo che si segue Gesù e si prega.
Se prestiamo veramente attenzione al Signore, le sue parole, testimoniate dalle sue opere, risultano anche a noi dure, ma se perseveriamo senza tirarci indietro, come i discepoli che pure hanno assistito alla moltiplicazione dei pani e mangiato, ci troveremo accanto ai dodici a dire insieme a loro: “Da chi andremo? Tu Signore hai parole di vita eterna!”
Se faremo come Nicodemo che in quell’apertura dimostrata, si offre nella notte e permette alla luce di rischiarare, cammin facendo, ogni sua tenebra, anche noi, pur camminando per valle oscura, non temeremo.
Se come Pietro, nella sua esperienza carnale fatta di paura e di menzogna continueremo, pur tra mille turbamenti, a mantenere come lui lo sguardo su Gesù, anche noi, insieme con lui, saremo condotti a scioglierci in pianto per il gusto che troveremo amaro della nostra carnalità meschina di fronte al sapore che scopriremo delizioso delle misericordia di Dio che offre la pace. Come Pietro, divenuto strumento di misericordia nel ricevere il potere di sciogliere e strumento di pace col potere di legare, così anche noi potremo essere operatori di misericordia e portatori di pace.
Se come Sant'Agostino, ci apriremo a quella luce che rischiarò i suoi occhi, riconoscendo nella sua cecità le brutture con cui si avventava sulle cose belle create da Dio per possederle, e respireremo lo stesso profumo che il Signore alitò con il suo respiro, allora anche noi gusteremo e proveremo fame e sete di Lui.
Perciò andiamo a Lui, accostiamoci, mangiamo la sua carne offerta a noi e lasciamo che questo cibo ci trasformi in Lui, così gusteremo quel sapore che sa di regno di Dio e vedremo di quale amore è la bontà del Signore, Egli che è il solo buono.