Falsari all'opera durante la festa di San Demetrio del 1890

In occasione della Festività di San Demetrio ricostruiremo un avvenimento verificatosi nel lontano 1890 che vide coinvolti come imputati due persone di Reggio Calabria e come parti offese alcuni commercianti del Paese di Mosorrofa.

La domenica mattina del 26 ottobre di quell'anno il sig. Massara Natale e la "druda" (lat. med drudus - amante in genere spreg. o scherz. così qualificata nelle carte del processo), Mazzeo Marianna, quest'ultima di Cataforio ma domiciliata in Reggio, si recavano in Mosorrofa dalla "pizzicognola" Palmisano Anna e dai sig.ri Morabito Demetrio e Cozzupoli Domenica, moglie di Caridi Agatino. In ogni singolo esercizio compravano un Kg di salsiccia, corrispondendo a ciascuno di loro un biglietto di Stato da Lire 10 e ricevendo per ogni biglietto il resto in bronzo ed in argento. Fatto ciò riprendevano la strada verso Reggio.

La Palmisano, però, accortasi poco dopo che il biglietto era falso, anche grazie alla collaborazione del sig. Arcudi Filippo, rendeva informate le Guardie Municipali, le quali raggiunto il Massara, furono da lui assicurate che egli aveva già restituito al figlio della Palmisano le 10 lire in argento e bronzo ritirando il biglietto falso e che, successivamente, lungo lo strada per paura lo aveva buttato via. Le Guardie, dopo averlo interrogato, gli trovarono addosso un mandato di comparizione dal quale ermegevano le sue generalità, ed infatti da ciò emerse che il suo vero nome era Massara Natale e non Malara Francesco come dichiarato agli Agenti. Durante l'interrogatorio emerse anche che, altri due biglietti falsi da Lire 10 erano stati messi in circolazione presso gli esercizi dei sig.ri Morabito e Cozzupoli. La banconota che il Massara aveva buttato via, venne ritrovata il giorno dopo sulla strada rotabile da un tal Cozzupoli Giovanni e consegnata alle Guardie Municipali insieme ad altre due anch'esse false, precisamente nel punto detto S. Andrea. Sono molto interessanti gli interrogatori dei due imputati dai quali emergono delle curiosità non solo in relazione al caso in esame ma anche in merito ai festeggiamenti del 26 ottobre.

La Mazzeo, infatti, dichiarò che, insieme al Malara era partita da Reggio per Cataforio verso l'una pomeridiana di quel giorno, che ivi giunta si era fermata per poco tempo presso una sua commare e che, successivamente insieme al Malara si era diretta verso Mosorrofa al fine di  assistere all'accensione dei fuochi pirotecnici, in occasione della festa di S. Demetrio ma che, giungendo "per l'ora tarda" i fuochi erano già stati accesi. Disse pure che, la stessa per una malattia sofferta, aveva fatto un voto a S. Demetrio in Mosorrofa di portare un cero e che, non riuscendo a convincere il Malara a comprarlo, si era recata in quel Paese per ringraziare il Santo dell'avvenuta guarigione. Per quanto riguardava lo scambio delle banconote presso gli esercizi summenzionati, la stessa dichiarava di non aver visto nulla in quanto lei si era fermata presso un venditore di ceci e li aveva aspettato il Massara. Tornato il Massara intrapresero la strada verso Reggio e..."ad un quarto di distanza da Mosorrofa, fummo sopraggiunti da un giovane che non so chi sia, il quale disse al Massara, che il biglietto da lire 10, che questi gli avea dato non era buono e Massara subito riprese il biglietto e gli diede 10 lire in metallo. Percorso un altro tratto fummo assaliti da una Guardia Municipale ed altri individui che non so chi fossero, e non saprei dirvi affatto cosa volessero...ignoro poi se il Massara per via li avesse gettato" (A.S.R.C Inv.68 Trib. pen. Reggio busta 642n.55).

Dall'interrogatorio del Massara emergeva che la mattina di quel giorno verso le ore 10, vicino alla "stazionella ferroviaria" intravedeva un individuo così descritto: "...dai capelli e barba rosse vestito civilmente con cappello color grigio. Indossava una giacca di panno, anche il pantalone era di panno. Io non so indicarlo con le sue generalità. L'individuo sopraccennato come ho detto camminava verso la stazioncella, quando prese dalle tasche un portafogli, dopo che egli vi guardò dentro, non so se apposta od a caso il portafogli cadde per terra, allora io mi avvicinai, presi quel portafogli ed apertolo trovai cinque biglietti da lire 10 ciascuno, presi i biglietti e li intascai ed il portafogli andai a gettarlo in una finestra del monastero di S. Paolo, in una di quelle finestre prospicenti al mare". Dopo aver descritto ciò il Malara specificava che, in quello stesso giorno doveva accompagnare la cugina Marianna Mazzeo in Mosorrofa in quanto la stessa doveva sciogliere un voto a S. Demetrio. L'imputato concludeva che: "...una volta giunto scambiai presso gli esercenti le tre botteghe tre biglietti comperando in ciascuna bottega un chilo si salsiccia...quando li comprai come ho detto la Mazzeo non era meco la lasciai in un punto ov'era un individuo che vendeva ceci torrefatti"(A.S.R.C Inv.68 Trib. pen. Reggio busta 642n.55).

Dal verbale di perizia effettuata dal sig. Parpagliolo Antonino emergeva la chiara evidenza della falsità delle banconote: "La carta è di comune qualità, senza filigrana, le parole sono di piccolissimi caratteri...le lettere delle parole "a corso legale, convertibile, al portatore" al 2 e 3 rigo, sono l'una sull'altra e molte di esse sono attaccate fra loro, mentre che nei biglietti veri per nitidezza e precisione appariscono staccate"(A.S.R.C Inv.68 Trib. pen. Reggio busta 642n.55).

Pertanto, il Tribunale di Reggio Calabria, dopo aver sentito anche come testimoni i sig.ri Caridi Agatina, Domenica Cozzupoli, Tortora Ferdinando, Francesco Nicolò, Spanti Antonino, Cozzupoli Angela e Morabito Demetrio, pronunciava sentenza di non luogo a procedere per la sig.ra Mazzeo Marianna e dichiarava il sig. Massara colpevole di spendimento doloso di biglietti falsi conoscendone la falsità ed avendoli ricevuti in buona fede, senza previo concerto con l'autore della contraffazione.