Il cinema a Mosorrofa: ricordi di un'intervista
«Il 28 dicembre 1895 nel Salon Indien del Grand Café del Boulevard des Capucines a Parigi, Louis Lumière, con la collaborazione del fratello Auguste, proiettò una serie di film-documentari della durata di un paio di minuti ciascuno. Iniziava la storia del cinema. Con il cinematografo erano arrivate a compimento le ricerche condotte nel corso dell’Ottocento, che avevano contribuito anche all’invenzione del kinetografo e del kinetoscopio per opera dell’americano Thomas A. Edison»( L. Caracciolo – A. Roccucci, Storia contemporanea, Le Monnier Università, 2017, Capitolo V).
Sessanta anni dopo le proiezioni si erano di molto evolute e il cinema con tutto il suo corollario culturale e sociale giungeva anche nel nostro paese. La storia del cinema a Mosorrofa è lunga trentadue anni, inizia il 4 gennaio 1954 e termina il 22 giugno 1982. Dalla sala di piazza Croce sono passati tutti i grandi titoli di quei decenni, dai «dieci comandamenti» al celebre «via col vento»; era da poco finito il secondo conflitto mondiale e anche il nostro paese rivendicava una “sorta di vita”. Questa rivendicazione fu colta dal compianto Onofrio Pristipino morto di recente il 27/3/2023: «facevano la fiera alla villa a Reggio e avevano quelle macchine piccoline, ci fu un amico che mi disse: “perché non vi aprite un cinema, vi aiuto io!”. E così prendemmo una macchina di quelle piccoline; poi, ingrandimmo e prendemmo un'altra macchina, poi, quella non bastava e ne prendemmo un'altra ancora a carbone».
Il primo film proiettato si intitolava « la portatrice di pane», prodotto nel 1950 dal regista francese Maurice Cloche, una pellicola che secondo i testimoni riuscì nell’ intento di commuovere tutti i presenti.
Le pellicole venivano ritirate a Messina e spesso anche a Catania dallo stesso Onofrio che in qualità di “operatore paolino” a servizio delle suore li portava a Reggio e da qui a Bagnara e a Catanzaro, a Catona a Saline e in molti altri centri della città e della regione. Non è stato facile racconta Onofrio, creare dal nulla un cinema di tutto spessore, prendiamo in considerazione anche il fatto che la struttura di Mosorrofa nacque come sala cinematografica mentre nella maggior parte degli altri luoghi le proiezioni avvenivano in stanze di fortuna, affidandosi alla parrocchia o ad un altro ente. Servì grande spirito di iniziativa e tanta buona volontà per creare dal nulla nella stessa casa dove egli stesso viveva lo scorrere della giornata una delle più importanti sale cinematografica della provincia.
La storia della sala cinematografica evolve con l’evolvere della tecnologia .Tra le ultime macchine ne è stata acquistata una a carbone del valore di un milione e centoottantamila lire, molto più prestante rispetto le precedenti che avevano un valore molto inferiore. Il biglietto per assistere alle riprese costava 100 lire per i “ grandi” e 50 “ pi figghioli” , spesso si entrava alle 14:00 e si usciva a notte inoltrata perché si decideva di rivedere la pellicola per intero più volte. Una pellicola da sedici millimetri arrivava a costare 1100 lire.
Onofrio racconta che «alla fine (negli anni ottanta) non prendevo i soldi nemmeno per pagare la SIAE e la corrente […] Mosorrofa non ha saputo valorizzare il cinema, si è dimenticata, non gli ha dato nessun valore al cinema, per fare un cinema ci vuole lavoro».
Il cinema di piazza Croce è stato un luogo di grande socializzazione non solo per Mosorrofa, ma per l’intero comprensorio. Oggi facciamo i conti con un mondo che ci offre mille modi per guardare un film e mille film da guardare, dimenticando spesso i primi passi e primi intenti delle proiezioni cinematografiche. Un film era capace di radunare la persone, non era semplice intrattenimento ma molto di più. In un mondo contadino dove si viveva di stenti e lavoro, questo luogo è stato il cuore pulsante di una società viva che aveva voglia di vivere e che voleva dimenticare la fame, i morti e la sofferenze della guerra appena conclusa. Il cinema a Mosorrofa non è stato solo “portato” dal buon Onofrio , ma ha contributo a portare idee, punti di vista diversi, spazi, emozioni, rappresentazioni. Le proiezioni su quel telo bianco, assieme ai nuovi mezzi di comunicazione che si stavano facendo strada in quegli anni, portarono la modernità. Il cinema portò ma anche prese, pensiamo ad esempio alla lingua, gli italiani che fino a quel periodo storico parlavano ancora una miriade di dialetti, al cinema ascoltavano e comprendevano quel dialetto che su tutti aveva avuto la meglio: il fiorentino, l’italiano. Le tesi sostenute da Pasolini a proposito della televisione possono essere rintracciate con le adeguate cautele, anche nel cinema. Le argomentazioni “pasoliniane” riguardo il ruolo che le nuove tecnologie audiovisive hanno avuto nell’uniformare gli italiani forniscono una valenza ancora più marcata alla sala cinematografica di piazza Croce.