IL CONFINE TRA REGGIO E SANT'AGATA IN ETA' MODERNA

Un documento settecentesco descrive il confine che in età moderna separa i territori delle due città di Reggio e di Sant'Agata, passando attraverso fiumare, valli, villaggi, contrade e chiesette di campagna ormai scomparse.

Si tratta di una deposizione giurata rilasciata nel 1722 dall'anziano Giuseppe Aquilino del fu Giandomenico, «oriundo del Casale di Cannavò» e dunque di Reggio, ma «da quarantacinque anni in circa abitante nella Città di S. Agata». L'uomo, «di sua età d'anni ottantacinque in circa», è stato interpellato in quanto esperto campagnolo per indicare le estremità del territorio reggino che limitano con quello santagatino, per come sono «ab antiquo, et ab immemorabili», che lui conosce bene sia perché lì «continuamente pratticò», che «per traditione dell'antichi».

Il territorio di Reggio «comincia dalla montagna di Comitù inclusive, dalla quale scende la fiumara di S. Marina, cioè dalla fiumarella di quella parte, ove si dice Lo Passo di Previtera, e cala fiumara fiumara per sino lo vallone di Romanò, sino sopra la Chiesa antica di S. Oliva acro acro», da dove «tutte l'acque pendenti tirano, e vanno comprese col territorio di questa Città di Reggio per sino la rocca bianca, dove si dice Lo passo di Vinco».

Il limite fra le due città poi «tira via via sopra parte del Casale di S. Vennera», «ed esce nel vallone d'Andrea Lo Monaco, alias Bambacere», per giungere a monte del casale di Cannavò, e più in alto «esce nella carrobara», e «dalla detta carrobara tira via via, ed esce alla Croce di Polifaga». Da qui, la linea di confine «tira via via sino alla Chiesa della Sala, e dalla detta Chiesa della Sala scende nel vallone nella Chiesa di S. Pietro sopra parte del Casalotto detto delli Micheletti sopra S. Sperato», da dove prosegue «giardini giardini e passa alla fiumara di S. Agata, e tira alla pietra perciata sopra parte delle case delli Guardavaglia, e va acri acri, seù per lo sentiere di Lucagnana, e tutti li pendenti verso la marina» fanno parte del territorio di Reggio che «corrisponde all'acri delli petti di S. Giorgio».

Il confine quindi «tira all'acri d'Aretena, e volta acri acri allo vallone di Bovetto, e tira per detto vallone […] sino alla carrera, e dalla detta carrera […] all'acri di gambari, e dalli detti gambari tira acri acri sino allo pantano di Murmura, e da murmura esce allo serro di trunca, e da detto serro di trunca esce basso nella fiumara di Valanidi», a sud della quale si trova il territorio del feudo di Motta San Giovanni.

Quella descritta è dunque la linea divisoria dei territori di Reggio e di Sant'Agata, non solo come «ab immemorabili, e per traditione dell'antichi» è sempre stata riconosciuta dalle popolazioni di quei luoghi, ma «come anche si comproba […] d'una copia d'attestatione, avuta dall'Archivio di detta Città di S. Agata».

 

Fonte: Archivio di Stato di Reggio Calabria, rogito del notaio Gregorio Antonio Pugliatti del 13 settembre 1722.