Il "metodo Leotta"
Squilla il cellulare, rispondo e mi sento dire "Ciao, finalmente ci siamo, nella prima parte del mese di Agosto la piazzetta di Strapunti, antistante il vecchio asilo parrocchiale sarà intitolata ufficialmente al Maestro Leotta, in presenza dei suoi familiari e dei funzionari del Comune. Vuoi prendere parte in qualità di ex allievo?" Certo, con piacere, ma per fare che? "Per suonare, nel pomeriggio ci sarà la cerimonia di intitolazione della piazzetta, poi un convegno sull'importanza delle bande musicali e la sera ci sarà il concerto in piazza diretto da tre maestri anche loro ex allievi di Leotta e durante il concerto, tra un pezzo e l'altro daremo la parola ai vecchi musicanti che vorranno intervenire per qualche aneddoto o ricordo particolare" Va bene, sarò presente per onorare il Maestro.....e complimenti per l'iniziativa!
Inizio da subito ad esercitarmi con la tromba, non avendo nè la costanza nè più il fiato di una volta, un paio di prove di concertazione e finalmente arriva giorno 10 agosto. Nel pomeriggio la cerimonia di intitolazione della piazzetta, commovente, alla presenza dei familiari con a capo la quasi centenaria Sig.ra Leotta, il Sindaco, l'assessore ai beni culturali, il consigliere Sera, nipote del Maestro, che ha scoperto la targa marmorea di intitolazione, e la benedizione di don Mimmo.
Il convegno in piazza sull'importanza delle bande musicali non ha registrato molta presenza mentre il concerto serale é andato bene, buona musica, eseguita da una orchestra eterogenea, formata da componenti della banda di Mosorrofa, dell'orchestra dello stretto e da ex musicanti che per l'occasione hanno ripreso gli strumenti, ben guidati dai tre Maestri che si sono succeduti nella direzione, alla presenza di un folto pubblico con in prima fila la famiglia Leotta.
Subito prima del concerto ho chiesto di poter intervenire durante una pausa per esprimere un breve pensiero sull'operato del Maestro, ma non é stato possibile.
Data la mia esperienza ormai quarantennale come insegnante e incaricato di presidenza di una scuola ad indirizzo musicale avrei voluto parlare del “metodo Leotta”, anzi forse è meglio dire della “pedagogia leottiana” basata su una metodologia didattica in fasi propedeutiche: teoria, semiologia, solfeggio, tecnica strumentale, prassi esecutiva e concertazione, poi si “usciva” nella banda e si sapeva suonare leggendo le parti. L’aspetto più importante era però l’approccio e il rapporto umano che il Maestro sapeva instaurare: c’erano dei ruoli da rispettare ed esisteva un modo di rapportarsi che si radicava su un principio universalmente riconosciuto e riconducibile ad una sola parola: “educazione”. Era autorevole, non autoritario. Un’autorevolezza che veniva non tanto dal fatto di essere insegnante di musica applicata quanto dalla consapevolezza di essere un educatore e quando rimproverava o dava qualche schiaffo non mortificava, era il suo modo di tirare fuori l’uomo dalla persona, una sorta di maieutica personale, diversa certo da quella socratica. La musica era un fine per integrare e mandare avanti la banda, ma era anche un mezzo per formare l’uomo. Era sempre presente tutte le volte che suonavamo, anche nei momenti di riposo, di svago era con noi, sapeva ascoltarci, sapeva difenderci, si emozionava e a volte arrivava anche alla commozione per l’empatia che caratterizzava il suo rapporto con i musicanti.
Certo adesso la scienza della formazione ha fatto progressi, sono stati sperimentati e consolidati nuove metodologie didattiche organizzate su basi scientifiche e su dinamiche associative di vario genere i cui risultati sono ancora in fase di studio. Il metodo Leotta ha dato comunque i suoi frutti in termini di musicisti e professionisti nel campo musicale, e soprattutto uomini retti, rispettosi degli altri così come vuole l’educazione, quella musicale in particolare.
Questo è quanto avrei voluto esprimere in pubblico, bastavano pochi minuti, non avevo niente e nessuno da elogiare se non, appunto, l’operato del Maestro Leotta.