Il mistero del dolore
“Non poteva far si che costui non morisse?” si domandano alcuni, considerato che Gesù non ha evitato la morte dell’amico Lazzaro. È la domanda di ieri, di oggi e di sempre.
Come è possibile riconoscere che Dio sia amore, quando permette tanta sofferenza e tanto dolore, rimanendo quasi spettatore?
Non ci è data una risposta diretta, quanto piuttosto un segno, il segno di Gesù, il Figlio unigenito del Padre, crocifisso, morto e risorto. Siamo inviati a guardare a questo segno e a metterci umilmente in ascolto, senza aspettative, cercando di accogliere quanto ci è rivelato.
La vita umana è piena di contraddizioni: bene e male, gioia e dolore, amore e odio, vita e morte. Queste contraddizioni che segnano dolorosamente la vita degli uomini, hanno origine dalla separazione della vita divina da quella umana e non certo per volere di Dio. Così in cielo vi è Dio e sulla terra l’uomo; Dio è spirito e noi carnali; Dio è eterno e noi mortali; Egli è il Santo, noi i peccatori; noi siamo impuri mentre Egli è puro.
Il Figlio di Dio entra in queste contraddizioni, le assume nella sua vita con tutte le sue sfaccettature. Egli assume la natura umana e pur essendo il Figlio di Dio, impara l’obbedienza dalle cose che patì. Egli è il Santo e mangia con i peccatori, vive e testimonia la verità ed è sopraffatto dalla menzogna, predica la giustizia e subisce violenza, si rivela agli amici e viene da questi rinnegato e tradito, opera il bene e proclama l’amore e viene annoverato tra i malfattori, lotta per la giustizia ed è giudicato reo di condanna dal potere politico e da quello religioso. Passando per queste contraddizioni, Gesù elimina ogni separazione tra vita divina e vita umana, rimanendo in tutto e per tutto sé stesso, in ogni situazione, completamente offerto al Padre e totalmente donato agli uomini, sino alla consumazione della sua vita per questo.
Le contraddizioni che la vita ci pone davanti, fanno sì che gli opposti coincidano e gli estremi si congiungano. Nella sofferenza, accolta e offerta, l’amore diviene sacrificio e la vita, donata anche nel rifiuto, benedizione per tutti. Abbracciando sorella morte, mentre tutto viene lasciato, la vita rimane solo fede, puro abbandono in quelle mani che ci hanno plasmati nel seno di una madre, ci hanno condotti, ci hanno abbracciati, lavati e rivestiti, fatti diventare suoi familiari per abitare nella casa dell’Amore, dov’è pienezza di vita e di gioia.
O Vergine Maria, che sei passata per questa via terrena sempre abbandonata alle Sue mani, donata a noi come madre e maestra, assisti e conduci tutti noi, stretti a Gesù, per la via che conduce al Padre.