L' apertura di una bottega nell'Ottocento alla croce di Vinco

Il 22 aprile 1841 il sindaco di Cataforio, Leone Federico, scrive all'Intendenza della provincia di Prima Calabria Ultra – l'equivalente della odierna prefettura – per segnalare un sospetto caso di frode tributaria commessa ai danni del suo Comune.

Nella missiva il sindaco lamenta che, «a solo oggetto di defraudare questi Gabbellieri di vino, e molitura, si avvisò Giuseppe Diano del Villaggio di Vinco [...] di situare una bettola al confine del territorio di Reggio limitrofo a questo». Di quella «bettola non si possono servire se non che i soli Cittadini del ridetto Villaggio di Vinco», che è parte del Comune di Cataforio, «non appartenendo al Comune di Reggio, che due sole famiglie» tra tutte quelle residenti in zona.

Insomma, pare che l'esercizio sia stato situato artatamente poco al di fuori dei confini comunali di Cataforio, pur essendo destinato a una clientela del villaggio di Vinco e dunque dello stesso Cataforio, che in tal modo non potrebbe percepire le relative gabelle. Così termina infatti la lettera di Leone Federico: «da ciò Ella potrà chiaramente rilevare la frode che si vuol commettere dal Diano a danno di questi Gabbellieri: e perciò che la priego ove lo crederà giusto, ordinare, che fusse tolta».

Successivamente, come richiesto dall'Intendenza, il sindaco di Cataforio inoltra la deliberazione di quel decurionato del 12 agosto 1841, di cui si riporta qui integralmente il contenuto: «Il Decurionato considerando che la Bottega aperta da Giuseppe Diano nella Croce di Vinco territorio di Reggio, luogo limitrofo a questo Comune non è che fraudolenta, atteso che lo smaltimento de comestibili di detta Bottega non si fa che dagli abbitanti del Comune di Vinco appartenenti a questo Comune, non essendovi in luogo che tre o quattro famiglie, che appartengono in Reggio; per cui priega il Signor Intendente compiacersi disporre che detta Bottega fusse inibita, essendo di sommo pregiudizio alle Gabbelle di questo Comune, per i mottivi di sopra spiegati». Il documento è firmato dallo stesso sindaco Leone Federico e dai decurioni Giovanni Martino, Luigi Fortunio, Giuseppe Malara, Giuseppe Catanese, Antonino Cento, Alessandro Verbaro, Antonino Pudano e Pasquale Russo.

L'Intendenza, nel frattempo, investe della questione il Comune di Reggio perché siano svolti gli accertamenti opportuni; e gli amministratori reggini affidano le indagini a Giuseppe Logoteta, uno dei decurioni cittadini, che viene incaricato «di verificare le circostanze esposte recandosi sopra luogo».

Sulla base del resoconto offerto da Logoteta, il decurione facente funzioni di sindaco di Reggio, Giacinto Sacco, il 2 novembre 1841 informa l'Intendenza e passa al contrattacco, comunicando «che Giuseppe Diano, uomo di proba vita, facendo uso di quei dritti che ad ogni cittadino accorda la Legge vende pane, e vino in una sua bettola sita alla Croce di Vinco, luogo di questo Comune vicino a quello di Cataforio, in quella istessa guisa che i naturali del Comune di Cataforio vanno a macellare della carne nel fondo del Signor Don Antonino Umile, luogo appartenente al Comune di Cataforio, e limitrofo da due parti con questo Comune, e ciò con una grande differenza, dapoicché la bettola del Diano è inserviente non solo a tutta la Parrocchia di Pavigliana ma bensì a moltissime persone di altri Comuni, che per là transitano per trasporto di legna tavolame, e neve. Al contrario il macello sopra indicato non può servire se non se alla popolazione de' circostanti luoghi nella circonferenza del Comune di Reggio in frode della gabella dello stesso».

Queste, infine, le conclusioni di Giacinto Sacco: «Pare dunque che la bettola del Diano non è abusiva perché autorizzata dalla Legge; non è inutile, giacché non serve ai bisogni di poche case circostanti, ma provvede moltissima gente, che traffica per la strada da Reggio alla Montagna; non è nociva al gabelliere di Cataforio perché non ha bottega vicina, e quando anche il gabelliere vorrebbe aprirne un'altra usando de' suoi dritti, non potrebbe essere impedito l'esercizio al Diano».

 

                                                                                                                               

Fonte: Archivio di Stato di Reggio Calabria, Intendenza della Prima Calabria Ulteriore, inventario 3, busta 149, fascicolo 6627.