La banda di Mosorrofa suona e "ricorda"

La festa di San Demetrio è stata, da sempre, l’appuntamento più sentito per tutta la comunità mosorrofana: devozione, storia, tradizione ma anche occasione per rivedersi con tanti compaesani emigrati. In Calabria ogni paese ha la sua festa patronale ed il suo modo di sentirla, svilupparla e continuarla nel tempo secondo antichi o nuovi rituali. Se c’è una cosa che, a Mosorrofa in particolare, è strettamente connessa a questa festa è la Banda Musicale. Nella memoria collettiva, anche delle persone anziane, la processione del Santo lungo le vie ed i quartieri del paese è stata sempre scandita dal ritmo e dai suoni della banda; una sorta di imprescindibile “colonna sonora”.

Non a caso, la serata conclusiva delle celebrazioni civili, è stata sempre riservata al famigerato “concerto di palco” della prestigiosa Banda locale. Non possono e non riescono ad immaginare, i giovanissimi, cosa potesse significare per tutto il paese; sia in termini di evento musicale che a livello semplicemente sociale.

Quando la musica non godeva di strumenti di diffusione alla portata di tutti la si poteva fruire solo alla radio, prima, ed in tv dopo; ovviamente sempre per Chi queste tecnologie poteva permettersele.
Quindi la Banda, per moltissimi, era “La” musica: quasi l’unica che si poteva ascoltare dal vivo entrando in contatto reale con musicanti e strumenti.

Quanti di noi, da bambini, abbiamo sognato osservando il luccichio di quegli strumenti! Quanti si sentivano “in pancia” la vibrazione della gran cassa con quel senso di emozione misto a timore ( per la potenza del suono)! Quanti sono rimasti incantati dagli “assolo” di trombe, dalle melodie ipnotizzanti di clarinetti o da quelle dolci e soavi di un flauto traverso!

La Banda, a Mosorrofa, è stata sempre un’avanguardia culturale e sociale che il paese ha potuto vantare in tutta la provincia e finanche a livello regionale. Il nome del paese è quasi un tutt’uno con la sua banda musicale; una sorta di unico vessillo che ha prodotto ed esportato prestigiose figure, ad oggi, di grande affermazione professionale nei settori più alti della musica.

Nell’ultima  festa di San Demetrio, l’Associazione Filarmonica San Demetrio ha operato una scelta artistica e culturale diversa ed insolita ( rispetto al tradizionale “concerto di palco”); unendo aspetti musicali ad altri squisitamente sociali e culturali in genere.

Si è trattato di un percorso tematico dedicato al “ricordo”; alla memoria quale strumento di consapevolezza nonché quale filo invisibile che lega, nel tempo, generazioni diverse. Il “ricordo” tradotto in musica ma anche in poesia, in narrazione video, in semplice enunciazione tramite la parola.

Diretta dal Maestro Antonino Schiavone, sotto una regia di Vittorio Schiavone, la Banda si è trasformata di una sorta di piccola orchestra; chiamata ad interpretare e declinare questo tema del “ricordo” con l’esecuzione di molteplici d variegati brani: incluse prestigiose colonne sonore di film.

La scelta è ricaduta su “Exodus”, in particolare, che parla di un “esodo” che è per tutti noi ( ieri ed oggi) il dramma del migrare, dello scappare, dell’abbandonare la propria terra e la propria identità costretti da cause terze. Il “ricordo” ha voluto testimoniare l’affetto, la stima e l’abbraccio di familiari, compaesani e compagni di vita anche di due figure mosorrofane scomparse di recente che hanno lasciato delle tracce indelebili:

Marco Giordano (morto prematuramente durante una partita di calcio) e “Gustinu u lupu” (storico componente proprio della Banda).

In entrambi i casi non una celebrazione di un dramma e del dolore che ne deriva ma, piuttosto, la condivisione pubblica delle emozioni che queste due figure hanno lasciato alla collettività: perché solo “ricordando” sottraiamo veramente qualcuno all’oblio della morte facendolo vivere, dentro di noi, per Sempre. Un prestigioso omaggio è stato tributato anche al grande artista poliedrico Otello Profazio; la cui recente scomparsa si è portata via una colonna portante della tradizione folk cantautorale nazionale.

Di Profazio si è voluto esaltare il senso sopraffino della sua satira popolare, politica ed esistenziale che riusciva a combinare con maestria unica e stilisticamente inimitabile.

Non un ricordo banale né di semplice “intrattenimento”; perché Otello, dietro il suo ruolo apparente di cantastorie-giullare nascondeva una grandissima sensibilità ed una capacità di leggere e tradurre in linguaggio popolare aspetti dell’animo umano molto profondi. I suoi brani hanno fatto e sono, ad oggi, storia e continuano a farci sorridere e riflettere; anche nel dramma delle contraddizioni di un Sud che Profazio ha amato, cantato e contestato con la stessa forza e la stessa leggerezza.

Mosorrofa ha “ricordato” grazie ancora alla sua Banda ed al potere magico della musica di evocare immagini, sensazioni, pensieri e stati d’animo che non hanno tempo e non hanno fine. Come ho scritto nell’incipit del video realizzato per commemorare mio padre, “Gustinu u Lupu”: “La Musica rende Immortali”. La Banda del paese è un patrimonio immateriale che deve essere rigenerato dai giovani per non spezzare un filo della memoria che lega il passato al presente ed apre nuovi orizzonti per il futuro. Incentiviamo, con questa consapevolezza, le iscrizioni alla banda per fare risuonare dentro di noi questo pensiero custodendo gelosamente questa preziosa realtà.