LA GELOSIA E IL BALLO NELLA MOSORROFA DELL'OTTOCENTO

Il 14 gennaio del 1882 presso l’abitazione del sig. Demetrio Iero, insegnante di zampogna, si teneva suono e ballo, ma per antichi rancori di gelosia di donne vennero a diverbio un tal Verbaro Alessandro, contadino del Paese di Mosorrofa, ed i suoi compaesani Pietro Cozzupoli, di mestiere macellaio con i suoi due figli Demetrio e Giovanni. Questi ultimi vibrarono nei confronti del nominato Verbaro diversi colpi di stile, cagionandogli delle lesioni in diverse parti del corpo dopodiché si diedero alla fuga, asportando le armi con cui avevano commesso il misfatto.

Tre giorni dopo il fatto, il Vice Pretore del Comune di Gallina Notar Quintiliano Fortunio, si recava presso il domicilio dell’offeso Alessandro Verbaro e gli poneva la seguente domanda: Per qual motivo vi trovate giacente a letto? Il Verbaro così rispondeva: “Signore – Nel giorno 14 andante mese alle ore nove pomeridiane mi trovavo in casa della vedova Agata Iero che mi divertiva nel ballo ove si teneva suono colla zampogna ed io medesimo faceva da maestro di ballo quando in detta ora si presentò il mio conterraneo Pietro Cozzupoli perché tardai nel farlo ballare, e se ne usci senza del nulla parlare ed avendo lo stesso chiamato i suoi due figli Demetrio e Giovanni, tutti armati di stile a manico fitto ed a due tagli, si conferirono in detto luogo del suono e senza nulla dirmi incominciarono a tirarmi colpi di stile che se non per gli astanti mi avrebbero ucciso”.

A quel punto il Vice Pretore chiedeva al Verbaro il motivo di tale avvenimento, e lo stesso offeso faceva presente che la causa era una giovinetta tal Domenica Artuso. Egli specificava che si era innamorato di tal giovinetta ma che nulla sapeva in merito al fatto che la pretendeva il Giovanni Cozzupoli e che per tale rivalità continuava il Verbaro: “consapevole il genitore di questi Pietro Cozzupoli, costui attinse causa del ballo medesimo e prese cagione onde ferirmi e mi diresse lo stile addosso”. Dalla esposizione dei fatti da parte del Verbaro ci viene fornita anche un’indicazione su dove si trovasse la casa della su richiamata Agata Iero ed infatti: “Ripeto che tutto l’accaduto ebbe luogo in questo Villaggio di Mosorrofa nella casa abitata dalla Agata Iero vedova Pitarella, nel rione o strada Chiesa Vecchia nel di ed ora indicata”.

A sua difesa il Pietro Cozzupoli così evidenziava: “il Verbaro si era unito con Nicolò Francesco, Francesco Cozzupoli, Antonino Russo, Demetrio Andidero e Giuseppe Andidero alias Cardolo, al fine di recarsi al suono della zampogna presso la casa della sig.ra Agata Iero con lo scopo di non far ballare i fratelli Cozzupoli e sottolineava il Cozzupoli, “se costoro avessero insistito per ballare, dovevano essere bastonati”. Aggiunse anche che i suoi figli, tuttavia, insistettero ed allora: “Verbaro Alessandro vibrò dei colpi di bastone a Giovanni Cozzupoli ed il Nicolò cercò di estrarre il revolver ma venne trattenuto ed il sottoscritto non fece che metter pace alla rissa”.

La tesi del Verbaro fu smentita dai molti testimoni sentiti durante il processo. Vennero chiamati a testimoniare Demetrio Pellicanò, mugnaio di Mosorrofa, Maria Esposito ed Antonia Scordo, i quali dichiararono che più di una volta fu vietato di ballare ai Cozzupoli e che si vide il Verbaro alzare il bastone e vibrarlo contro uno di loro senza colpirli. Il testimone Pellicanò però aggiungeva che: “la vera causale era stata la gelosia che i Cozzupoli avevano contro il Verbaro per una donna fidanzata di Alessandro Verbaro”.

Il Vice Pretore di Gallina disponeva sentenza di condanna a 5 giorni di arresto per i sig. Cozzupoli e l’insufficienza di indizi di prova nei confronti dei sig. Nicolò Francesco.