La liturgia della vita
Riparte il nuovo Anno Liturgico col tempo di Avvento che ci prepara a celebrare il Natale del Signore. Il suo inizio avviene tra tante difficoltà e disagi a causa della seconda ondata di pandemia per il covid-19, che continua a creare problemi alla convivenza civile e religiosa. C’è anche la novità della nuova edizione del Messale Liturgico che dopo diversi anni, circa 40 anni, finalmente vede la sua nuova pubblicazione, che sostituirà la vecchia edizione a partire dalla prima domenica di Avvento. Il Messale liturgico nasce come esigenza di offrire alla celebrazione i contenuti della fede della Chiesa, di contemplare i misteri, di fare sì che le comunità convocate comprendano e, comprendendo, vivano ciò che celebrano. La “liturgia” ci permette di introdurci immediatamente nella coscienza comunitaria, secondo il significato stesso della parola liturgia che significa l’opera comune. Essa insegna il vero rapporto tra l’io e gli altri, aiuta a distaccarci da noi stessi e a fare nostra la preghiera dell’umanità. Attraverso di essa il destino di ciascuno diviene presente. La liturgia filtra ogni tendenza troppo soggettiva, emozionale e passeggera, ripiena di un’emozione sana e di una vita affettiva possente; essa offre la sua forma compiuta, resa perfetta col trascorrere dei secoli e delle generazioni che hanno pregato nella stessa maniera. Questa pone la misura e la regola, ma sollecita anche la preghiera spontanea, personale, nella quale l’anima canta e parla liberamente al suo Signore. In questo tempo di gravi disagi, di generale difficoltà e di comune fragilità e debolezza, si sta riscoprendo la necessità e la bellezza del pregare insieme e gli uni per gli altri, senza distinzioni. Siamo accomunati da sofferenze e da speranze, sempre più consapevoli delle responsabilità che interpellano tutti e ciascuno per il destino dell’umanità. Nella preghiera, questa consapevolezza di responsabilità, suscita una confessione pubblica e un’accusa personale, come ci insegna la liturgia nell’introdurci alla preghiera (vedi l’atto penitenziale all’inizio della Messa: Confesso…per mia colpa) e si chiede a tutti di “pregare per me il Signore Dio nostro”. Questo primo atto nella preghiera, permette di introdurci non come singoli, ma come parte di un tutto, come membra di un corpo, all’ascolto della Parola che il Padre rivolge ad ognuno dei suoi figli, che accogliendo nel profondo del cuore purifica, rischiara ed illumina. Questo riconcilia, pacifica e genera comunione. Da qui il destino dell’umanità può scrivere un’altra storia, che pur segnata da debolezza, non mancherà di forza; nella fragilità riceverà sostegno, nei disagi troverà soccorso, e se il cammino si fa oscuro, non verrà meno la luce. Viviamo così questo tempo di Avvento: nella solidarietà concreta che si fa accoglienza di tutti, nella preghiera che si fa offerta e voce di tutti, nella disponibilità operosa della fede che attende e va incontro al suo Signore che è venuto, viene e verrà perché vuole tutti salvi.