La tentazione di Babele

Gli argomenti, rigorosamente attuali, di cui mi capita di sentir parlare più spesso dalle persone che incontro per strada o che vedo nelle trasmissioni televisive,  vertono sulle cose fatte o da farsi, sulle linee programmatiche, sul come affrontare le difficoltà e dare risposte ai vari problemi che da tempo aspettano soluzioni, su come favorire un processo di sviluppo che risulta fermo, su come mettere in atto un piano per le riforme che tutti ritengono necessarie, ecc. E così, vediamo alternarsi politici, tecnici, esperti che dibattono e criticano ciò che non va, sia nell’ambito politico e finanziario, in merito alla difficoltà di dare stabilità al governo del Paese o alla gestione dei prestiti europei, che in ambito sociale, in merito ai problemi della sanità, della scuola, delle proposte di leggi per far fronte all’omofobia e all’identità di genere, offrendo risposte e proponendo soluzioni. In tutto questo dibattito si sente coinvolta anche la Chiesa, preoccupata che la vita umana venga minata alle fondamenta da nuove ideologie e culture che contrastano col Vangelo e stravolgono l’essere della persona e il suo relazionarsi, sfociando in ciò che potrebbe essere definito il post umanesimo. Ma la Chiesa si trova ad affrontare situazioni di contrasto anche al suo interno, tra i cosiddetti “conservatori”, che, per paura di perdere la propria identità, vorrebbero mantenere quel suo essere e porsi, magari rispolverando costumi e usanze che fecero i fasti di un tempo,  e i cosiddetti “progressisti”, la corrente opposta, che vorrebbe  la Chiesa al passo con i tempi e soprattutto accanto all’uomo, traendo luce dalla Parola e forza dallo Spirito che la conduce lungo i sentieri del tempo, secondo la promessa di Gesù verso la verità tutta intera. La pandemia per il Covid 19 che stiamo vivendo da più di un anno, ha messo in crisi la vita dei singoli e ha evidenziato i grossi limiti di ognuno e di tutti. I vari sistemi che regolano i rapporti sociali mirano a interessi personali, dove ognuno è attento al suo, senza disturbarsi per gli altri e senza preoccuparsi più di tanto del danno che potrebbe essere recato loro. Nelle discussioni e nei dibattiti che vengono proposti si è attenti a manifestare le proprie idee e a fare prevalere le proprie convinzioni, ritenendo che ognuno ha diritto di dire la sua, su tutto e su tutti. Certo, ora anch’io mi trovo a dire la mia, ma non ho la pretesa di convincere qualcuno, cerco solo di suggerire una riflessione che già da tempo Papa Francesco sta sollecitando con i suoi interventi. Il Papa invita con forza a fuggire la tentazione di programmi e organizzazioni che mirano innanzitutto all’efficienza e al successo, senza tener conto dell’uomo con le sue fragilità e le sue fondamentali necessità. Così, nel campo sociale continuano ad aumentare poveri ed emarginati, e in quello religioso vanno sempre più diminuendo la frequenza e la partecipazione ai Sacramenti. Ormai i luoghi di preghiera e d’incontro sono diventati i “social”, dove si distribuiscono preghiere per ogni necessità. La Sacra Scrittura ci dice che Dio parla all’uomo, gli si fa vicino e si prende cura della sua vita, lo istruisce nella verità, lo educa alla libertà e lo accompagna con amore. Abbiamo da poco celebrato la solennità della S.S. Trinità: “Dio è comunità di Amore”. In Gesù, il Figlio mandato dal Padre, Dio offre il vero modello umano, nuovo Adamo, quello già creato a sua immagine e somiglianza e ora lo fa partecipe di questa Comunità in cui il Padre è Amore, il Figlio è Grazia, e lo Spirito Santo è Comunione. Il nostro essere in questo Amore, partecipandovi attivamente mediante la fede con il nostro essere corpo, cuore e mente, fa sì che la vita divenga creativa e generativa. L’amore rende la vita generativa perché produce vita, l’amore non è mai sterile, non cura se stesso, né fa invecchiare. L’amore rende la vita creativa perché non produce fotocopie e la vita non è mai ripetitiva, né monotona, ma è sempre nuova, sempre in cammino e sempre in crescita. Nella visita di Maria ad Elisabetta, di cui abbiamo celebrato la Festa qualche giorno fa, appare chiaro come, avendo dato ascolto alla Parola che Le ha rivolto l’Angelo, il “si” di Maria si fa vera e piena disponibilità attraverso il suo andare gioioso e senza ritardi per prestare soccorso alla cugina. L’esperienza di Dio si ha nella misura in cui questo incontro diviene rivelatore della volontà di Dio e comprensivo della mia vita e di quella degli altri. Un’autentica vita di vita non può che essere un andare sollecito incontro alle necessità degli altri ed essere vicinanza gioiosa nel servizio discreto e amorevole a tutti. In tutto questo la vita umana ne risulta altamente elevata, proprio perché vista in quella luce che proviene dall’Alto, che le dona risalto per come è in verità, rendendola luminosa. È tutto l’opposto di quanto la Genesi ci dice a proposito della torre di Babele, dove gli uomini erano diventati un solo popolo, con una sola lingua e si davano da fare per raggiungere il cielo. Così Dio li disperse. Noi oggi più che mai stiamo sperimentando possibilità e occasioni di incontro, eppure cresce la solitudine; stiamo avendo potenzialità come non mai, eppure continuiamo a sentirci impotenti; sono cresciute le possibilità di comunicazione e continuiamo a fare tanta fatica per comprenderci; tutto si è velocizzato e ci accorgiamo che il tempo non ci basta; cresce il benessere fisico ma ci troviamo a combattere con malesseri interiori e disagi mentali; siamo saliti in alto fino a toccare il cielo e ci siamo ritrovati più piccoli...  Dobbiamo fare attenzione a questo nostro andare e a questo nostro fare, perché ancora una volta, come un tempo a Babele, sperimentiamo dispersione e proviamo disorientamento. Come Chiesa, dobbiamo lasciarci illuminare dallo Spirito per rischiarare ogni nostra tenebra che ci impedisce di vedere chiaramente, perché senza di Lui nulla è nell’uomo senza colpa; dobbiamo lasciarci guidare da quella Parola di vita eterna che ci rivela la verità su Dio e sull’uomo, e, infine, dobbiamo camminare umilmente avendo a cuore il bene di tutti nell’impegno concreto, generoso e disinteressato.