La vita è preghiera

L’uomo, che è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, è dotato di vita spirituale ed ha la capacità di relazionarsi con Dio, entrando in dialogo con Lui attraverso gesti, atteggiamenti e formule. Questa è la preghiera!

Nei tempi antichi la preghiera veniva spesso formulata attraverso sacrifici propiziatori per ottenere favori dagli dei. Nell’esperienza del popolo di Israele, a partire da Abramo e poi con Mosè, Dio si rivela come il Dio che si prende cura di esso, opera prodigi fino a stipulare un’alleanza col popolo mediante la Legge. I profeti, uomini chiamati da Dio e inviati al suo popolo, richiameranno spesso il popolo e i suoi capi per essere venuti meno all’alleanza con Dio, minacciando castighi e ribadendo con forza, soprattutto nei momenti di grande umiliazione e di grave prostrazione del popolo, che Dio, nonostante tutto, rimane fedele e non verrà meno al suo patto.

Con la sua predicazione e il suo pregare, Gesù, Figlio di Dio, fa comprendere che la preghiera è dialogo intimo e fiducioso con Dio, come la preghiera del “Padre nostro” che Gesù stesso ha insegnato ai suoi discepoli.

Nella preghiera del Padre nostro c’è la novità cristiana: Dio è nostro Padre (papà) e noi suoi figli e tra di noi fratelli. La preghiera, così, diventa il dialogo del figlio che si rivolge al Padre per conoscere e affidarsi alla sua volontà, ma diviene anche ascolto del Padre.

Se la preghiera individuale favorisce la relazione con Dio, ancor di più lo fa la preghiera comunitaria. Come afferma Gesù: “Se due o più sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro!”  

Nel dialogo con Dio, la preghiera può assumere varie caratteristiche: preghiera di lode, in cui si inneggia alla magnificenza di Dio, di ringraziamento, in cui si riconoscono i doni e la benevolenza di Dio, di supplica, in cui si invoca l’aiuto di Dio nelle varie necessità, del penitente che col cuore contrito e umiliato per il peccato, chiede perdono, di adorazione, in cui si sta alla presenza del mistero sconfinato di Dio, lasciandosi avvolgere da esso.

Ma la preghiera, essendo non solo dialogo ma anche ascolto e accoglienza di Dio, deve divenire silenzio, cosicché essa divenga luogo e spazio offerto a Dio. Quest’offerta a Dio, fatta di silenzio e accoglienza, comporta: il far tacere le nostre parole per ascoltare la Parola del Signore; il far tacere i nostri pensieri per accogliere il pensiero di Dio; il far tacere i nostri sentimenti, per far spazio a ciò che Lui desidera.

Quando mi rivolgo a Dio, lo faccio nella percezione che ho della sua grandezza e che Lui può tutto, ma quando mi dispongo ad accogliere Lui, la percezione sfugge ad ogni tentativo di comprenderlo e di definirlo; è qualcosa che sfugge ai miei sensi e li scombussola.

E’ come quando guardo il mare e di esso ho una percezione ben delimitata, ma quando vi entro dentro e mi inabisso nelle sue profondità, la percezione che ho del mare cambia e pur avendo la percezione della sua vastità, rimane il mistero, l’incomprensibile. Così vale anche per il cielo. A guardarlo dalla terra ho una determinata percezione, ma se ho la possibilità di muovermi sospeso nel cielo, allora percepisco una vastità infinità e un grande turbamento con la sensazione di perdermi. Così, quando mi dispongo ad accogliere Dio nella mia vita, provo un senso di turbamento e di smarrimento e allo stesso tempo tanta dolcezza e grande pace, che andrà a ricolmare i vuoti, a rinfrancare le stanchezze, a rischiarare il buio e a conoscere la via.

Ricordiamo in modo particolare il turbamento di Maria all’annunciazione e di Giuseppe suo fidanzato. Ci accorgiamo come l’incontro, il dialogo e l’accoglienza dell’altro, ci fa uscire dalla vita di “singol” per entrare in una vita in comune, dove l’individuo non viene mortificato, né impoverito, quanto piuttosto arricchito in tutto il suo essere mente, cuore e corpo. Nella nostra relazione con Dio, la vita individuale e comunitaria viene introdotta in una relazione divina che eleva la singolarità dell’individuo e anche l’essere insieme, che così diviene comunione di persone.

In questa vita, che è vita in Dio è perciò vita spirituale, la vita raggiunge la sua pienezza e il vivere si ammanta di bellezza. La preghiera diviene così intima e profonda che si vive alla presenza di Dio e in continua relazione con Lui e con tutti, in ogni circostanza ed in qualsiasi situazione ci si trovi.  Si vive in stato di preghiera, non tanto perché ci si rivolge a Dio continuamente, quanto piuttosto perché il desiderio è di rimanere nel suo amore, la volontà è di camminare nella sua luce, l’impegno è quello di condividere la stessa vita per gli altri e con gli altri. Così, la vita viene trasformata, momento dopo momento e passo dopo passo, nella stessa vita divina, in armonia con tutto e tutti, in piena ricchezza, grandezza e pienezza di vita. In questa vita la preghiera raggiunge il punto più alto e diviene canto di gioia e di gratitudine, come dice il salmo 88: “canterò in eterno l’amore del Signore”.