Mosorrofani nell'oblio, parte II: il canonico Orazio Sorgonà

Il 3 settembre del 1780 nasce a Mosorrofa, Orazio Sorgonà, figlio di Paolo e Natalizia Romeo.

Poco più che adolescente esprime il desiderio di “vestire l’abito clericale” per poter servire la parrocchia di Mosorrofa, “sprovveduta al momento di chierici”. Entrato in seminario indirizza una supplica all’arcivescovo di Reggio esponendo, “come per maggiormente servire Iddio e la sua chiesa desidera nella prossima ordinazione essere promosso alla prima tonsura ed ai primi due ordini”.

Il 23 marzo del 1803 il Governatore della Città di S. Agata dichiara che l’aspirante sacerdote non è inquisito e contumace, mentre il parroco Filippo Sorgonà, suo zio che gli aveva fatto anche da padrino durante il battesimo “per l’amore speciale che nutre verso il novizio Orazio Sorgonà, suo nipote, gli dona come beni: un giardino beveraticcio con case dentro alberato di agrumi, gelsi ed altri alberi da frutto in contrada lo Schioppo dell’acqua ossia Ceci, limitante il fiume del valore di ducati 1000 nel tenimento di Regio. Tutto ciò al fine di costituire il cosiddetto “Sacro Patrimonio”.

Lo zio era munifico anche verso gli altri nipoti, tanto che ad un fratello di Orazio  assegna 600 ducati “per potersi mantenere con decenza nella capitale di Napoli ove doveva egli stabilirsi con la sua nuova famiglia e aprire nuova casa”.

Nel 1805 il vescovo Cenicola “affinchè venisse a notizia di tutti” la decisione presa dall’aspirante sacerdote ordinava che alla porta della chiesa parrocchiale dove “faceva praticantato” fosse affisso un foglio, in modo che se qualcuno avesse avuto delle perplessità in merito alla sua condotta morale, lo comunicasse entro giorni quattro.

Il 22 febbraio del 1806 Giuseppe Pangallo certifica che “perquisita la mappa dello stato delle anime della Parrocchia di Mosorrofa formata per l’anno pasquale 1804-1805 originalmente esistente in quell’archivio” ritrova che dette anime ascendono a 591, incluso un prete, che poi sarebbe il citato Filippo Sorgonà.  Questo censimento serviva a capire se ci fossero le condizioni per destinare qualche sacerdote in più per le esigenze della parrocchia.

Il 20 0ttobre del 1808 l’allora comune di Mosorrofa deve pagare ad Orazio Sorgonà ducati 15 “per aver fatto il maestro di scuola da maggio a tutto ottobre”, poiché il due di novembre assieme alla sorella Grazia maestra delle fanciulle “se ne andarono in Reggio per timore di briganti”.

Nel 1827, viene nominato canonico della Collegiata del comune di S. Agata in Gallina. Carica che in precedenza era stata ricoperta anche dallo zio Filippo, deceduto proprio in quell’anno, il quale gli aveva lasciato a “titolo di eredità” alcune proprietà nel territorio di Mosorrofa: un fondo in contrada Manganelli, alberato di agrumi, gelsi ed altri alberi da frutto con casetta rurale dentro, limitante col fiume, il vallone e la strada. Un altro fondo in contrada S. Giorgio inferiore con la “nasida abbeveraticcia”, unito al pezzetto di fondo acquistato da Demetrio Morabito e alberato di ulivi, gelsi, roveri ed altri alberi da frutto con casa di nutricato dentro per l’allevamento dei bachi da seta, limitante la strada pubblica, i beni di don Ettore Melacrino e Domenico Iero e un altro fondo a S. Giorgio Superiore, alberato di bosco ceduo e castagnare, limitanti con i restanti beni di esso don Orazio e altri.

Il sacerdote si riserva di costruire un mulino e passare l’acqua per animarlo nei luoghi di detti fondi e vuole che alla di lui morte rimanga per suo fratello Demetrio e successori, mentre ad un nipote dona un casino sito in detto casale di Mosorrofa nella strada del Notaro composto di due bassi, quattro camere superiori e un suo basso, limitante con le case di Demetrio Meduri.

Negli anni ‘30 risulta che il sacerdote Orazio Sorgonà fece costruire un “altarino” dedicato a S. Antonio di Padova che però “era ruvidamente formato e negligentemente tenuto” tanto  che monsignor Ciampa, allora arcivescovo, in occasione della visita pastorale ne aveva disposto la demolizione e, per maggior “ornamento” della chiesa, nei muri laterali, il parroco pro-tempore fece erigere due altarini dedicandone uno allo stesso S. Antonio di Padova e l’altro a Maria S.ma Addolorata. Tradizione che è continuata anche nel nuovo edificio di culto ricostruito dopo il sisma del 1908.

Il canonico Orazio Sorgonà muore a Mosorrofa il 27 gennaio 1863, all’età di 80 anni.