Nel 160° anniversario dell'Unità d'Italia

"Stramilano, stramilano,” diceva una canzonetta, che proseguiva sillabando: "esseti-errea-enneci," per mettere in rilievo la grandezza di Milano la più grande e popolata città dell’Italia divenuta la capitale economica e non soltanto questo. Sorta nel centro della più vasta pianura che si trova nel territorio della penisola italica fu favorita, per il suo sviluppo, da questa posizione geografica.

Milano è un nome che ricorda questa grande pianura attraversata dal più grande fiume italiano: il Po. Po e il nome tronco della parola greca ποταμός (potamos) il fiume più grande che i navigatori greci trovarono sulla penisola italica, al centro di una grande  (  μέγας )  pianura (λετος).         

Infatti in Sicilia c’è un fiume che porta il nome di Anapo     ( ανά  ποταμός )  ,  il fiume che scorre nascosto perché scorre sottoterra. In Calabria nella provincia di Reggio, troviamo questo termine ποταμός                  in tanti corsi ‘acqua che hanno per lo più carattere torrentizio. Troviamo il torrente Aranghìa che sfocia a Capo Spartivento (il Promontorio Eracleo) e così una località presso Reggio, Arangea, nomi derivati dal termine greco φάραγχ       ( faranx). In Liguria a Genova troviamo il torrente Ferreggiano (φάραγχ) . Ancora in provincia di Reggio troviamo il fiume Aposcipo, nome tronco del termine Aposcipotamo parola composta dalla parola greca    ποταμός    e da una voce verbale αποχέω = raschio, gratto, lima che indica il lavorio delle acque soprattutto durante la piena del fiume. Il fiume Aposcipo, viene indicato in alcune carte geografiche , con il nome di Laverde.

Ancora in Basilicata sulla costa jonica troviamo che i torrenti conservano la parola greca ποταμός.

In Grecia il fiume che scorre interamente sul territorio greco si chiama Aspropotamo. In tutta la penisola italica troviamo nomi di borghi e di località di  chiara etimologia greca. Dobbiamo dire che in Italia, non solo la grande Milano, ma anche i piccoli borghi conservano testimonianze della straordinaria e meravigliosa storia d’Italia.

Ancora il termine greco   λέχος ( letto) si ritrova in tutta la penisola italica nel nome di alcune località tra le quali ricordiamo in Sicilia Acireale, Acitrezza, il fiume Aci e tante altre località con il nome che si accompagna al termine “Aci”. Molto nota è la località  del comune di “Lacco ameno” che si trova sull’isola d’ Ischia.

Nel nostro territorio si indicano parti di terreno con i nomi di “lacco” e “lenza” cioè piani come un letto, onde il sinonimo “laccaru” che si usa per indicare “lenze” più grandi.

Si indica la pianura della Puglia con il termine “Tavoliere” cioè una zona piana come una tavola. A Reggio ci sono tratti di terreno pianeggiante che si indicano con il nome di “trapezi”       (  τράπεζα = tavola). E ancora in Calabria abbiamo la “piana” di Gioia Tauro la “piana” di Sibari. In Sicilia abbiamo la “piana” di Catania, pianura dove scorre il fiume Aci  (  λέχος).

In un volume stampato nel 1961 nella ricorrenza del primo centenario dell’unità d’Italia, per ricordare “gli ideali del Risorgimento e dell’Unità”, viene ricordato un articolo che appare nel 1765, nel periodico milanese “Il Caffè” e che tratta della “Patria e degli italiani” e scritto da Gian Rinaldo Carli.

“Vi era in Milano, dice l’Autore, la bottega del nostro Demetrio, in cui se talvolta qualche essere eterogeneo vi s’introduce, per ordinario di persone di spirito, e di colto intelletto è ripiena, le quali scopo delle loro meditazioni, e dè loro discorsi si fanno la verità, e l’amore del pubblico bene;…….

In questa bottega s’introdusse ier l’altro un Incognito…. che si pose a sedere chiedendo il caffè.

 

V’era vicino a lui un giovine Alcibiade che chiede all’Incognito s’ era egli forestiere”. “No, Signore”, risponde l’Incognito. “E’ dunque Milanese?” Riprese quegli. “No signore, non sono Milanese”, soggiunse questi. “Sono italiano,” risponde l’Incognito “e un italiano in Italia non è mai un forestiere”.

Si sforzò invano il milanese di addurre in suo favore l’universale costume d’Italia di chiamare con nome di forestiere chi non è nato e non vive dentro il recinto d’una muraglia; poiché l’Incognito interrompendo con franchezza soggiunse: “fra i pregiudizi dell’opinione v’è in Italia anche questo; né mi  meraviglio di ciò, se non allora che abbracciato lo veggo dalle persone di spirito, le quali con la riflessione, con la ragione, e col buon senso le quali dovrebbero avere a quest’ora trionfato dell’ignoranza e della barbarie.

Non fa, seguitò egli, certamente grande onore al pensare italiano l’incontrare, si può dire ad ogni posta, viventi persuasi d’essere di natura, e di nazione diversi dà loro vicini, e gli uni cogli altri chiamarsi col titolo di forestieri; quasicchè in Italia tanti forestieri si ritrovassero quanti Italiani……”

Ora ciò posto, qual differenza ritrovar si può mai fra Italiano e Italiano, se uguale è l’origine, se uguale è il genio, se ugualissima la condizione?

E se non v’è differenza, per quale ragione in Italia tale indolenza, per non dire alienazione, regnar deve fra noi da vilipenderci scambievolmente, e di credere straniero il bene della Nazione?”

Oggi, a centossessanta anni di distanza da quell’evento che è stato l’Unità d’Italia , rileggendo la Storia che, essendo la memoria di fatti prodotti dagli uomini, va vista come il cammino dell’Uomo, cammino condizionato dai cambiamenti climatici, dalle alluvioni, dalla siccità, dai terremoti, dalle malattie, dalla povertà e dalle guerre, ci chiediamo se saremo capaci noi italiani di continuare quest’avventura, cominciata centosessanta anni fa assieme a tutte le Nazioni del mondo, per costruire un futuro migliore e quindi un’Italia più “grande.”