Per una storia del calcio a Mosorrofa

A quando risale la prima richiesta di un campo da calcio a Mosorrofa?

All’indomani del sisma catastrofico del 1908, Mosorrofa si trovava impoverita di gente e di storia. Il paese aveva consegnato alla morte 224 persone e delle sua costruzioni non rimanevano che ruderi. Gli ultimi testimoni raccontarono di aver passato alcune notti sotto capanne costruite con canne da fiume e lenzuola. L’intero abitato fu quasi completamente baraccato e così rimase per decenni. Una situazione di inaccettabile degrado che sarà superata lentamente e definitivamente solo nel secondo dopoguerra. Le condizioni igienico-sanitarie e di vivibilità peggiorarono col persistere dell’emergenza abitativa. Nel 1918 un drammatico incendio sviluppatosi a partire da quelle sudice baracche, distrusse il rione Macello. 52 abitazioni vennero divorate dalle fiamme e la situazione divenne ingestibile. Il parroco Caridi annota sul suo diario: «Era verso la mezzanotte; privi di comunicazioni telefoniche, ho dovuto mandare due uomini a Cataforio, affinché dal Comando dei CC. si provvedesse all’urgenza venuta in Mosorrofa dei Vigili del Fuoco dal Comando dei Pompieri di Reggio, che spuntarono solo... alle otto del mattino seguente, quando il fuoco aveva già praticato la totale distruzione delle suddette Baracche».  Lentamente la zona venne ricostruita grazie soprattutto all’interessamento del Principe Giuseppe Lanza di Scalea e molte famiglie poterono alloggiarsi nelle nuove costruzioni che ancora oggi insistono su quella via rinominata in suo onore.

Nella parentesi temporale tra l’incendio e le nuove costruzioni, molti furono gli intenti di destinazione per quel rione distrutto. Sulla spianata ricavata dopo lo sgombero dei resti carbonizzati, alcuni Mosorrofani nel maggio 1931, richiedevano un campo da gioco. Riuniti in una «sezione sportiva» scrissero al Podestà una lettera dove affermavano che: «Volendo allenarsi al giuoco del «calcio» e non avendo locali adatti pregano S.V. Eccellenza a concedere loro quella zona dove sorgevano un tempo diverse baracche nazionali incendiatesi nel 1918 e non più ricostruite, zona di proprietà comunale». I firmatari affermano che se avverrà la concessione, si impegneranno a disporre dalla propria tasca, la somma per completare l’allestimento del campo da calcio.

Quei mosorrofani erano in ordine di firma : Gennaro Verbaro, Ripepi Andrea, Chirico Demetrio, Morabito Demetrio, Crucitti Pasquale, Zema Giuseppe, Morabito Giuseppe, Pellicanò Alessandro, Cassalia Sebastiano, Nicolò Domenico, Cozzupoli Attilio, Pitasi Antonio, Cozzupoli Francesco. A loro dobbiamo la prima richiesta formale di un terreno dove praticare sport. Il documento prodotto è espressione di una volontà vecchia di novant’anni che ancora oggi resta inespressa. Un volere condiviso che non è singolare ma che, già nei cognomi dei firmatari, raccoglie la volontà di una società plurale e variegata. Ieri come oggi i Mosorrofani rivendicano da quasi un secolo la loro voglia di calcio.