Recovery fund: ultima chiamata

Il piano Marshall, prese il nome del Segretario di Stato americano che   lo ideò nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, al fine di aiutare la ricostruzione sociale ed economica dei paesi europei sconvolti dalla distruzione bellica.  Il piano ebbe inizio nel 1948 , terminò nel 1952 e fu determinante per la rinascita di tanti paesi europei tra cui l’Italia.

Oggi, al tempo di una battaglia ancora da vincere contro il Covid 19, l’Europa ha  preso coscienza che l’emergenza sanitaria, strettamente intrecciata alla crisi economica e sociale da essa scaturita, si può affrontare e vincere solo nell’ottica di una reale solidarietà tra i vari Paesi che la compongono. Un primo segnale, senza precedenti,   e stata la decisione di approntare livello europeo  un piano straordinario di aiuti, un fondo per la ripresa dei vari Paesi  simile al piano Marshall. Va letta in questa linea anche la decisione presa dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di procedere all’acquisto unitario dei vaccini. Eravamo abituati all’Europa del rigore, dei conti in ordine, dei bilanci dei Paesi da controllare, dei parametri di Maastricht da rispettare.

Gli ideali dei padri fondatori, da Schuman a De Gasperi, da Adenauer ad Altiero Spinelli ,troveranno finalmente concreta attuazione? Il piano approntato dall’Europa, il c.d. Recovery found  in questo senso costituisce una sorta di nuovo piano Marshall, la grande   occasione  per rilanciare l’Europa dei popoli attraverso il rilancio dell’economia, le infrastrutture, il green deal.

In gioco ci sono per l’Italia, 209 miliardi di euro finanziati dall’Unione Europea, di cui 127 miliardi sotto forma di prestiti e altri 82 miliardi come sovvenzioni: un’occasione unica per l’Italia per mettere in atto tutte quelle riforme che aspettano da tempo di essere attuate, in particolare la Riforma fiscale, quella della Pubblica amministrazione, la Ricerca e l’istruzione, la Salute e la svolta green del Paese.

Le aree meno sviluppate del Vecchio Continente, tra cui il nostro Mezzogiorno, potrebbero realmente  diventare   quel laboratorio di sviluppo e ricerca in cui le giovani generazioni trovino motivo di formazione e occupazione per ridare dignità a interi territori ricchi di tipicità e potenzialità ma  finora rimasti ai margini del mondo globalizzato.

Nel frattempo, in piena pandemia, l’Italia ha discusso per un mese su una crisi di governo a cui il presidente Mattarella ha posto fine conferendo l’incarico per la formazione di un nuovo governo definito istituzionale, tecnico politico o di salvezza nazionale, al prof. Mario Draghi illustre economista, ex direttore della Bce che gode di enorme prestigio internazionale. E chiaro però che non basterà solo  l’autorevolezza di una persona a tirare il Paese fuori da una crisi sanitaria ed economica che non ha uguali dal dopoguerra. Ognuno dovrà fare la propria parte. Le varie forze politiche saranno in grado, finalmente,  di porsi con umiltà e responsabilità al servizio del bene comune? E’ quello che gli italiani si augurano, in particolare quelli che abitano nelle regioni del Mezzogiorno.