"Schegge" di storia del Novecento mosorrofano
Il 30 agosto 1918, in una lettera anonima al Prefetto “si espone come, nel baraccamento di Mosorrofa, frazione del comune di Cataforio, il sig. Domenico Sorgonà detto Sciola tiene diverse stalle unite con un maiale, un asino ed una vacca, dalla quale esce una forte puzza a causa della grande quantità di stabio che è raccolto da diversi mesi.”
Dopo un sopralluogo da parte dei Reali Carabinieri, il proprietario, il quale non mancò di eseguire quanto ordinato dai militi, provvide alla “bonifica” del luogo.
1912: “Considerato che nella frazione Mosorrofa di questo Comune si è verificato un caso di scarlattina, per cui questo ufficio sanitario dovette provvedere all’isolamento della fanciulla colpita e di altri due individui della stessa famiglia. Cosicchè per tale isolamento si dovrebbe andare incontro a spese per le cure ed il mantenimento di tre individui isolati per ragioni sanitarie e lire 100 a favore del medico condotto ed ufficiale sanitario sig. Sorgonà dottor Demetrio”.
il 23.11.1902 In una lettera inviata al Prefetto, “Giordano Angelo fu Giovanni povero contadino da Mosorrofa Comune di Cataforio prega la S.V. Ill.ma di ordinare che lo stesso possa essere umanamente considerato qual povero padre di famiglia.”
“Il sottoscritto possedeva una casa in rione Strapunti, via Vittorio Emanuele II nell’abitato di Mosorrofa e la forte pioggia del 25 e 26 ottobre ultimo scorso mese franava il detto fondo e crollava interamente la casa che per miracolo scappò la vita con i suoi di famiglia, come l’arma Benemerita di Gallina potette osservare restando lo scrivente fuori, senza casa, senza mobile, senza fondo perciò si rivolge alla caritatevole S.V. ill.ma affinché si vorrà benignare di ordinare che sia in qualche modo sussidiato per rifare la casa e nel contempo ordinare che sia sgravato dall’imposta fabbricato fondiario. Tanto spera e l’otterrà”.
Nel 1909 a Mosorrofa esisteva anche un’altra via dedicata ad un personaggio del Risorgimento: via Cavour, vi abitava Agata Sorgonà.
1910, Il Presidente espone alla giunta che” il Parroco della frazione Mosorrofa, sig. Minniti Antonino ha fatto istanza all’ ill.mo sig. Prefetto chiedendogli che volesse provvedere alla recisione di una grossa pianta di gelso che minacciava pericoli alla casa canonica della chiesa della suddetta frazione Mosorrofa.”
L’ill.mo sig. Prefetto ha rinviato al Sindaco la domanda del parroco Minniti, ordinando che fosse provveduto analogamente all’oggetto. Il Sindaco ha emesso regolare ordinanza ai proprietari del gelso, diffidandoli che non ottemperando all’ordinanza medesima si sarebbe provveduto d’ufficio a spese e danni degli intimati.
I germani signori Sperato e Bruno Meduri, cui venne debitamente notificata l’ordinanza di cui sopra si resero refrattari, onde fu giocoforza ordinare la recisione forzata della pianta che minacciava pericoli alla canonica del sig. Minniti.
Per la recisione di cui si tratta vennero incaricati due lavoratori del mestiere ai quali si deve corrispondere lire quattro ciascuno per il lavoro fatto, e poiché la spesa deve essere rimborsata dai fratelli Meduri, si prega l’ill.mo sig. Prefetto affinché voglia rendere esecutiva la nota, nonché la deliberazione presente.
La Giunta intanto unanime delibera provvedere provvisoriamente al pagamento di lire otto a favore dei nomati Nucara Domenico e Nicolò Domenico (esecutori dell’abbattimento del gelso), prelevando la spesa dalle impreviste del bilancio del corrente esercizio 1910.
9 maggio 1912 il Sindaco Sarlo “considerato che nell’autunno del 1911, nella borgata Mosorrofa di questo Comune presero alloggio un capitano topografo e tre militari di truppa per disimpegnare delle mansioni loro affidate; Considerato che l’alloggio al Capitano ed alla di lui moglie venne fornito dalla signora Morabito Mattia; Considerato che l’alloggio ai militari di truppa venne fornito dal sig. Musolino Antonino; considerato che detti alloggi durarono dal 24 ottobre al primo Dicembre 1911; Ritenuto che stante la mancanza di abitazioni, perché distrutte dal terremoto, l’incomodo è stato grandissimo per i familiari; ritenuto che ad essi è dovuto pertanto il pagamento adeguato. Per questi motivi unanimemente deliberano staccare mandato di pagamento a favore di Morabito Mattia per lire 28 e a favore di Musolino Antonino per lire 18 prelevando la complessiva spesa dal bilancio 1912.
Il 6 giugno 1908 in Mosorrofa a seguito di alcuni reclami da parte della popolazione, i coniugi Fallanca Domenica e Serraino Giuseppe, subiscono una contravvenzione per aver confezionato e messo in vendita del pane nocivo alla pubblica salute. In sede di dibattimento presso la Pretura di Gallina i due imputati, affermarono a loro difesa che il pane non era per niente adulterato poiché il frumento utilizzato di buona qualità e, Il fatto che fosse un po’ acido, era dovuto probabilmente alla stagione calda. Dalla perizia chimica risultò però che nel prodotto sequestrato, oltre alla farina di frumento vi era un eccesso di crusca e quindi non poteva essere utilizzato per la eccessiva quantità d’acqua contenuta e l’eccessiva acidità. A seguito del verbale i due avevano deciso di sospendere la rivendita. Tale scelta, secondo l’accusa, era dovuta al fatto che, essendo adesso obbligati a produrre del pane di buona fattura, “quel lucro che era di loro convenienza” sarebbe venuto a mancare. Saranno condannati a lire 10 di ammenda-
L’anno 1913, addì 23 del mese di Agosto “noi sottoscritti Fernuccio Raffaele, Brigadiere a cavallo, comandante la locale stazione di Cataforio e il carabiniere a piedi della medesima Cullari Francesco, rapportiamo alla competente autorità quanto segue:
Verso le ore 7 di ieri, trovandoci di servizio nella frazione Mosorrofa si è presentato a noi verbalizzanti, il nominato Furina Michele fu Alfonso e fu Sorgonà Giulia d’anni 47, ricevitore postale, nato a Reggio Calabria e domiciliato a Mosorrofa denunciandoci che ad ora imprecisata della notte dal 20 al 21 corrente, da un orto di sua proprietà, posto in via Croce di quella frazione, circondato da porzione di muro a secco ed il rimante di riparo di legname alto circa due metri, ignoti ladri, mediante scassinazione, rubarono due cocomeri”.
In occasione di una festa da celebrarsi domenica 4 luglio 1948 ad onore e gloria del sacro Cuore di Gesù, si trasmette alla Curia per l’approvazione che nei tre giorni precedenti ci sarà il triduo eucaristico predicato dal rev. Mons. Licari, mentre per la sera di sabato sono previste le confessioni. Il programma prevede altresì per il giorno festivo, alle ore 11 una Messa canonicale con musica gregoriana ed orchestra e il panegirico a cura sempre dello stesso Licari; alle ore 15 divertimenti popolari; alle ore 18, processione con l’artistica statua del Cuore di Gesù; al suo ritiro, atto di consacrazione della parrocchia al Sacro Cuore e funzione di chiusura; alle ore 20 proiezione cinematografica all’aperto del “Mistero Cristiano” a cura del rev. Parroco Alampi. Per le ore 22 sono previsti i fuochi pirotecnici. Il servizio musicale sarà disimpegnato dalla piccola musica locale di 15 strumenti, che si atterra alle prescrizioni già stabilite dalla ven. Curia Arcivescovile.