Se la vita è dono, vivere è donare!
Abbiamo celebrato la Domenica della Parola che Papa Francesco ha voluto istituire perché in tutta la Chiesa se ne dia maggiore risalto e i cristiani ne facciano sempre di più il riferimento fondamentale per la loro vita, attingendone luce, forza e consolazione.
La nostra stessa vita, infatti, è stata creata dalla Parola. È nel dire di Dio che avviene la vita, come ci dice il libro della Genesi, e con esso anche le sue forme e le sue verità. Dio ne è sia la fonte che l’autore. Parlando comunica vita e la alimenta in una comunicazione perenne. Niente di ciò che esiste è estraneo a Lui e nulla vi è fuori di Lui, ed è per questo che possiamo affermare che la Parola di Dio ci è familiare.
Mosè nel Deuteronomio dice: “Questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.“
Questa origine ci rende familiari a Dio e accomuna tutti e tutto di ciò che esiste. Quanto più questa Parola viene ascoltata e accolta, tanto più la familiarità diviene intima. Certo, dopo il peccato di origine, dove l’uomo liberamente ha interrotto l’ascolto di Dio, la familiarità, che pur rimane, viene vissuta tra incomprensioni, diffidenze e paure che rendono la vita piena di tensioni e conflitti, e così, avendo rinunciato a quel nutrimento vitale che si riceveva dall’ascolto, la vita si trova a fare esperienza di morte.
Perciò il salmista che lamenta il silenzio di Dio, dice: “Se tu non mi parli, io sono come chi scende nella fossa“ (salmo 27).
Il Padre da sempre parla mediante il Verbo che è il suo Figlio Unigenito, così la Parola ha risuonato per ogni dove per condurre il tempo verso la pienezza, e quando giunse la pienezza del tempo, questa Parola venne annunciata ad una piccola creatura, tutta e sempre protesa all’ascolto, Maria, mirabile creatura, che accogliendola nel suo cuore, vi offrì il suo grembo, e la Parola si fece carne.
Il Padre stesso rese testimonianza al Figlio amato, divenuto uomo, esortando tutti ad ascoltarLo come Parola completa e definitiva. Questo Figlio di Dio divenuto anche figlio dell’uomo, che è stato sempre in ascolto del Padre e tutto intento a compiere quello che piace al Padre, comunica con parole e con gesti ogni volere del Padre, il quale desidera che nulla vada perduto. Così il Figlio, come pastore buono in cerca della pecorella perduta, viene per riportare tutti gli smarriti e quanti sono dispersi, annunciando ai poveri il regno di Dio che è gioia per gli afflitti, è luce per chi non vede, liberazione per i prigionieri e grazia offerta a tutti.
Gesù, camminando per le strade della Palestina, porta quest’annuncio col suo farsi vicino, mentre il suo sguardo e i suoi gesti danno autorevolezza alle sue parole che assumono forza e divengono efficaci, come all’inizio il dire di Dio. Gesù tocca e guarisce, tende la mano e calma le tempeste, mentre la sua vicinanza scaccia il maligno. Egli chiama i suoi discepoli a seguirlo per condividere lo stesso amore che Lui ha per il Padre e la stessa passione che Egli nutre per gli uomini, affidandogli il suo Vangelo e facendo scendere su di loro lo Spirito Santo. Aderendo al Vangelo e facendosi condurre dallo Spirito Santo, i credenti continuano non solo ad incarnare la Parola, ma a formare la Chiesa di cui Cristo ne è Capo ed essi ne sono le membra. Quanto più le membra sono rese ben compaginate dall’azione dello Spirito Santo, aderendo pienamente al volere di Cristo capo, tanto più la Parola annunciata dalla Chiesa e la testimonianza resa da noi sue membra, secondo il compito di ognuno, continuano in quest’oggi a offrire grazia, a sanare i cuori affranti, a curare gli ammalati e liberare gli oppressi, a farsi compagno ad ogni viandante e a sostenere in ogni debolezza, perché continui anche oggi l’opera del Padre per mezzo di Cristo e attraverso la Chiesa, rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i passi di ogni vita sulla via della pace.