Un anno di grazia per rafforzare la fede e nutrire la speranza
Con l’apertura della Porta santa, Papa Francesco ha dato inizio all’anno giubilare che
stiamo vivendo. È un anno di grazia del Signore per tutti noi cristiani che, abbandonando
ogni attaccamento al peccato e volgendoci con decisione a seguire Gesù, in piena
comunione con la Chiesa e in ossequio verso colui che la guida, procediamo in questo
mondo, sempre più saldi nella fede, lieti nella speranza e sapienti dall’amore per tutti e
verso il Padre celeste che ci accoglierà al termine del nostro pellegrinaggio terreno.
Attraversare la porta della Chiesa è come un rientrare in casa. L’esperienza del peccato
che continuamente segna la nostra vita e ci rende peccatori, è quella di chi esce
dall’abitazione dei cristiani e si separa dalla comunità, provocando ferite e lacerando lo
stesso corpo che è formato da Cristo, che ne è il Capo, e da noi che ne siamo le membra.
Tutto ciò è da considerarsi colpa grave perché tende a contrastare e a distruggere quanto
Dio si propone di fare nella Chiesa e attraverso la Chiesa, sotto l’azione dello Spirito, che
cioè, in Cristo, tutti noi diventiamo un solo corpo e un solo spirito. Questa colpa grave
provoca anche una pena da scontare con la sofferenza in questa vita o dopo la morte, col
Purgatorio. Tuttavia per quei tesori di grazia che la Chiesa dispone e che sono i meriti di
Cristo e dei Santi, la stessa pena può essere tolta parzialmente o pienamente in
determinate circostanze e con le dovute disposizioni. È questa l’indulgenza che in alcuni
momenti dell’anno la Chiesa vuole concedere come una madre ai suoi figli più deboli e
bisognosi d’aiuto.
Nel Giubileo o nell’Anno santo, l’indulgenza, che è plenaria, può essere ricevuta più volte
e si può anche applicare ai fedeli defunti. Vengono richieste determinate condizioni:
- il pellegrinaggio che sta a significare questo andare come prodigo pentito che fa ritorno a
casa;
- la confessione che comprende l’accusa dei propri peccati, la richiesta di perdono con cui
si esprime il dolore e il sentimento per aver ferito i fratelli e ogni creatura e ancor di più per
aver offeso Colui che è infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa, con
l’impegno a ricostruire l’unità con i fratelli che è stata spezzata per l’allontanamento col
peccato;
- l’assoluzione per tutti i peccati commessi, concessa dal sacerdote nel Nome della
Santissima Trinità e a nome della Comunità, con la quale al penitente viene rimessa la
colpa e perdonato il peccato;
- la professione di fede con la recita del Credo, segno dell’unità nella Chiesa, e la recita
del Padre Nostro, dell’Ave Maria, e del Gloria al Padre secondo le intenzioni del Papa.
Papa Francesco ha voluto che quest’anno giubilare venisse vissuto anche nel segno della
speranza. È questo un tema molto caro al Papa che non manca occasione per ribadirlo.
Il tempo che stiamo vivendo trascorre tra incertezze e paure che suscitano smarrimento e
sfiducia, e così i deboli e i fragili, che sono maggiormente colpiti, ne subiscono le
conseguenze peggiori e dolorose. Oltre alla società civile in cui si tocca con mano il
disagio e si percepisce il malessere, anche nella Chiesa serpeggiano contrasti e malumori,
mentre tanti fedeli abbandonano la pratica religiosa o ne rimangono indifferenti. D’altra
parte aumenta la superstizione, come anche la paura del male, e ad ogni disagio che si
prova si teme di essere vittime di negatività prodotte da qualche sortilegio. Il rimedio che si
cerca spesso è quello di ricorrere a maghi che sfruttano i malcapitati e così si peggiora la
situazione con malesseri psico-fisici.
L’occasione che ci offre quest’anno giubilare è proprio quella di coltivare con più impegno
la Fede attraverso la pratica sacramentale, la confessione, la comunione e l’ascolto della
Parola di Dio che diventa anche preghiera. Nutrire la speranza ci permette di proseguire il
nostro cammino per la fiducia riposta in Gesù Risorto, vincitore del male e della morte,
proprio come Pietro che, dopo una notte di pesca fallimentare, obbedisce immediatamente
a Gesù che gli dice di ritornare a pescare. È perseverando in questa fiducia che si rafforza
la Speranza che ci consentirà di vivere in serenità e, nonostante i nostri insuccessi, forti
dell’Amore che mai ci abbandona e sa rendere sempre feconda la nostra vita, ovunque e
in qualsiasi situazione.