Un presidio fisso dei "Reali Carabinieri" a Mosorrofa nella seconda metà dell'Ottocento
Uno dei problemi più importanti che il governo sabaudo dovette affrontare all’indomani dell’Unità d’Italia, fu quello di garantire il mantenimento dell’ordine nei territori di nuova acquisizione. Col procedere dell’unificazione, l’istituzione del Corpo dei Reali Carabinieri già presente nel Regno di Sardegna venne quindi esteso ai territori annessi, assicurando uno strumento di controllo già collaudato che aveva “reso nelle province subalpine, per tanti anni, servizi eminenti”.
A partire dal 1861 anche per la vallata del Sant’Agata si provvide dunque alla sicurezza pubblica con l’Istituzione della dell’Arma dei Reali carabinieri di Gallina.
Non essendo però ancora presenti le stazioni di Cataforio e Cardeto, per le quali si dovranno ancora attendere alcuni anni, Il territorio di sua giurisdizione era abbastanza vasto e le lunghe perlustrazioni in terreni aspri e difficili non rendevano certamente facile l’operato dei militi. Montagne, anfratti, terreni accidentati, strade malagevoli e fiumare favorivano la latitanza e molti reati restavano impuniti. Già in quell’anno gli abitanti del villaggio di Mosorrofa con una petizione alle autorità competenti reclamavano l’istituzione di un posto di Guardia Nazionale. Una milizia civica, che agiva di supporto sia all’ Arma che all’esercito regolare. La caserma, dove a turno i militi di tutte e quattro i paesi della vallata dovevano montare la guardia si trovava però a Cataforio (ne avevamo parlato qualche anno fa in un altro numero di ECO).
Il Consigliere Filippo Sorgonà del “sotto comune” di Mosorrofa, secondo eletto nel municipio di Cataforio denunciava che il suo paese, composto di oltre mille e trecento anime, si trovava esposto in balia dei ladri, i quali, essendo assicurati che non vi era posto di Guardia Nazionale che tutelasse la pubblica tranquillità dei pacifici cittadini, di notte tempo derubavano soprattutto “le case al paese circonvicine”. Ma, anche se la sua richiesta di un “distaccamento” andrà a buon fine, e la G.N. di Mosorrofa come già detto affiancherà spesso i carabinieri di Gallina, la soluzione adottata non sarà evidentemente ancora sufficiente. Lo si deduce dal fatto che nella seduta consiliare del 31 marzo 1869 il sindaco di Cataforio Gaetano Tripepi e gli assessori Andrea Bova e Stefano Carolei assistiti dal segretario Domenico Pitarella, tra i punti all’ordine del giorno affrontavano per l’ennesima volta la questione legata ai vari reati commessi nel territorio di Mosorrofa, il centro più popoloso del comune. Adesso però le indicazioni date dall’ufficio del comandante della stazione dei reali carabinieri di Gallina erano ben precise, ovvero “che si desse un’abitazione nel villaggio di Mosorrofa con due lettini onde potersi in essa stanziare due carabinieri notte e giorno” con lo scopo di far evitare in quel villaggio le risse, i furti nonché mantenere la pubblica tranquillità.
Considerato che tale proposta era molto utile per l’ordine pubblico ed avrebbe messo argine ai continui misfatti “che alla giornata succedono in quella borgata”, soprattutto nelle campagne, la giunta, a voti concordi deliberava prelevarsi dal fondo delle correnti imprevedute lire 100 da mettersi a disposizione del sindaco al fine di provvedere a tale scopo.
La presenza di un presidio fisso dei carabinieri nel villaggio di Mosorrofa viene ancora attestata nel 1871, poiché, in un altro documento archivistico datato 24 novembre, il proprietario che aveva affittato i locali per ospitarne il distaccamento, Francesco Serraino, con una lettera al Prefetto sollecitava il pagamento da parte del comune di lire 25, 50 per la locazione.
Il 26 agosto dell’anno successivo la giunta, con a capo il sindaco Giovanni Martino, letta ed esaminata la sopradetta proposta e trovandola regolare, “quantunque non si era fatto contratto tra l’amministrazione ed il locatore” riteneva essere giusto pagare la reclamata somma per il decorso anno e per il corrente e, ad unanimità di voti, deliberava che fossero prelevate 46,82 lire della corrente imprevedute.
Nel breve arco temporale della sua durata il “distaccamento “rappresentò un presidio di legalità per la maggior parte dei residenti del paese e delle contrade, garantendo una sorta di “rassicurazione sociale”.
I criteri che ne decretarono la sua soppressione durante il riassetto territoriale, e la nascita di una caserma vera e propria nel vicino abitato Cataforio, che di abitanti ne contava almeno la metà rispetto a Mosorrofa, vanno sicuramente da ricercare in motivazioni di carattere prettamente “politico”.