Venti di guerra
Nel mondo soffiano venti di guerra, l’industria delle armi accresce i profitti, si riorganizzano le forze militari. Anche nella nostra vecchia Europa, patria delle c.d. “democrazie liberali”, autorevoli Capi di Stato e di governo sollecitano addirittura interventi diretti nei conflitto russo-ucraino. Nel frattempo “lo zar” Vladimir Putin minaccia di usare l’arma nucleare. In Medio Oriente, in seguito alle stragi, ai rapimenti e agli stupri in terra israeliana, da parte del movimento terroristico di Hamas è riesploso con violenza il conflitto Israelo - palestinese con un vero e proprio genocidio che sta avvenendo nella striscia di Gaza ad opera delle truppe israeliane. Tra la popolazione civile si contano migliaia di vittime innocenti, soprattutto bambini. Ovviamente l’Iran ) e gli altri paesi dell’area, dove risiedono formazioni terroristiche di varia estrazione tra cui gli Hezbollah libanesi, non si limitano a guardare. Una di esse gli Houthi yemeniti , attacca le navi che attraversano il mar Rosso minacciando buona parte del commercio mondiale . In terra d’Africa, scrigno di preziosi minerali appetiti dalle grandi potenze, proseguono” le guerre dimenticate” dai mezzi di comunicazione. E come dimenticare Haiti dove regna il terrore oppure i vari Paesi sudamericani e centroamericani dove impazzano bande di narcotrafficanti che impongono le loro regole con la violenza. In questo quadro, dopo le “elezioni farsa” in Russia, a giugno voteremo per eleggere il prossimo parlamento europeo, mentre a novembre, gli elettori degli Stati Uniti saranno chiamati a scegliere il loro presidente tra due contendenti che la maggioranza degli americani non ama. Tranne, forse , Papa Francesco, mancano purtroppo, a livello mondiale, leader di grande autorevolezza e spessore che sappiano dialogare e trovare soluzioni ragionevoli che contribuiscano a disinnescare i conflitti in corso. Colpisce, nonostante la preoccupazione diffusa, la scarsa presenza di un’opinione pubblica che oltre le deleterie “tifoserie”, amplificate dai social, sia capace di riaffermare il valore della pace. La guerra tocca tutti ed è “un’avventura senza ritorno”, come diceva Giovanni Paolo II, perché è un processo il cui sviluppo è imprevedibile. Il ruolo delle diplomazie va sostenuto da un’opinione pubblica impegnata, che manifesti una radicata sensibilità per la pace. Bisogna che la gente si riappropri di questo aspetto decisivo della politica e della vita.